8 dicembre 1841
Arrivo a Torino e incontro con Bartolomeo Garelli
1842
Prime prove di oratorio alla chiesa san Francesco d’Assisi
1844
Don Bosco incaricato presso il Rifugio e l’Ospedaletto, l’oratorio si sposta e prende il nome di S. Francesco di Sales
1845
Oratorio itinerante (S. Pietro in Vincoli, cappella di S. Martino interno Mulini, casa Moretta e prato Filippi)
1 aprile 1846
Don Bosco affitta Tettoia Pinardi
12 aprile 1846
L’oratorio S. Francesco di Sales arriva a Valdocco
Don Bosco e il primo oratorio
Tra il 1841 e il 1846 don Bosco maturò la convinzione di volersi dedicare con predilezione all’apostolato giovanile, specialmente dei giovani in difficoltà e a rischio, i carcerati, i marginali, gli immigrati, seguendo le orme del suo consigliere spirituale don Cafasso. Fu proprio in questi primi anni a Torino che il teol. Borel, a nome di don Pacchiotti e don Bosco, cappellani alla chiesa san Francesco d’Assisi, scrisse all’arcivescovo per ottenere il permesso di aprire alla strada una delle sale del convitto ecclesiastico in modo da offrire un luogo aggregativo che offrisse ai ragazzi attività religiose, ricreative e culturali. Si trattava di una prima forma di oratorio nel quale don Bosco iniziò a radunare intorno a sé decine di giovani in occasione delle feste di precetto, donando, specialmente a quelli più a rischio di loro nella società, la possibilità di accostarsi ai sacramenti, alle lezioni di catechismo concludendo le giornate con un pezzo di pane e un momento di gioco.
Sul finire dei suoi studi morali, nel 1844, don Bosco prese – per obbedienza a d. Giuseppe Cafasso – l’incarico di cappellano presso il rifugio e di direttore spirituale del Ospedale di S. Filomena nel momento in cui i lavori fossero terminati. I due centri erano stati voluti dalla marchesa di Barolo Giulia Colbert: il primo per il ricovero volontario e gratuito di quelle donne che desideravano redimere il proprio onore nella società, il secondo per accogliere ragazze povere dai 4 ai 14 anni.
Con il nuovo incarico, don Bosco decise di spostare l’oratorio da san Francesco di Assisi al Rifugio e di affidarlo alla protezione e l’intercessione d S. Francesco di Sales. Perciò don bosco chiese alla marchesa la possibilità di utilizzare alcuni degli spazi già pronti del rifugio, per la sua opera. La marchesa di Barolo, sebbene vedesse di buon occhio ogni opera di carità, avvicinandosi l’apertura della sua opera volle che l’oratorio fosse allontanato in modo da liberare quegli spazi.
Pur continuando il proprio impegno presso l’Ospedaletto e il Rifugio, da quel momento la preoccupazione principale di don Bosco fu quella di cercare un luogo idoneo ad ospitare quella moltitudine di ragazzi che si radunava intorno alla sua persona e che, per via del grande numero, produceva un forte schiamazzo infastidendo chi abitava nelle vicinanze.
Fu l’inizio dell’oratorio itinerante che passò prima per la chiesa di S. Pietro in Vincoli (da maggio a giugno 1845), poi per la cappella di S. Martino interno Mulini D’ora (dal luglio 1845 fino a dicembre dello stesso anno), ancora in casa Moretta e prato Filippi (da gennaio ad aprile 1846). Nel corso di questi mesi maturò in don Bosco la consapevolezza che l’impegno come cappellano presso l’Ospedaletto e il Rifugio della marchesa di Barolo non erano più conciliabili con la missione tra i giovani. Per questo motivo don Bosco scelse di abbandonare l’incarico di cappellano e di orientare le proprie forze unicamente verso i giovani abbandonati.
Il lungo viaggio dell’oratorio si concluse il 12 aprile 1846 quando don Bosco radunò per la prima volta tutti i suoi giovani in casa Pinardi, Anche se la stipula del contratto d’affitto era avvenuta qualche giorno prima, il 1 aprile 1846, grazie a Francesco Pinardi – proprietario dell’immobile –, il teol. Giovanni Borel e, ovviamente, a don Bosco.
L’abitazione che era riuscito ad affittare per trecento franchi contava una tettoia che, una volta ultimati i lavori per abbassare il pavimento, sarebbe stata adibita a chiesa con tanto di sacrestia, aule per la scuola e un giardino per la ricreazione. I ritrovi continuarono ad essere svolti durante i momenti di precetto in cui il tempo veniva scandito nel seguente modo: si cominciava da subito con le confessioni e la celebrazione dell’eucaristia, ai quali seguivano poi la spiegazione del Vangelo, la scuola, un momento di ricreazione utile a don Bosco per rifiatare e per consumare il pranzo, le lezioni di catechismo, la recita del rosario, delle litanie, la benedizione del SS. Sacramento e per concludere la giornata, un ultimo momento libero di gioco che veniva usato da don Bosco per avere dei colloqui privati con qualcuno dei suoi ragazzi.